Cosa è successo stanotte mentre dormivamo?
Immaginate la scena. È l'una di notte, ora italiana. Alla Casa Bianca si tiene una conferenza stampa. Trump sta parlando. Il Segretario di Stato Marco Rubio gli passa un bigliettino scritto a mano. I fotografi lo immortalano. C'è scritto: "Molto vicini. Abbiamo bisogno che tu approvi un post su Truth Social rapidamente così puoi annunciare l'accordo per primo".
Trump legge. Dice "OK". Esce dalla sala. Posta su Truth Social.
"Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi sottoscritto la prima fase del nostro piano di pace. Tutte le parti saranno trattate equamente. Questo è un grande giorno per il mondo arabo e musulmano, Israele, tutte le nazioni circostanti e gli Stati Uniti d'America. Ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia che hanno collaborato con noi per rendere possibile questo evento storico e senza precedenti. Benedetti gli operatori di pace".
E così, con un post social alle 1:10 di notte, è stata annunciata la pace a Gaza.
A Gaza esplode la festa. La gente scende in strada. Esausti, emaciati, ma vivi e finalmente con una speranza. A Tel Aviv le famiglie dei 48 ostaggi ancora prigionieri piangono. Questa volta di speranza. Netanyahu chiama Trump. Conversazione "emozionante e calorosa". Si congratulano a vicenda. Netanyahu lo ringrazia "dal profondo del cuore" e lo invita a parlare alla Knesset.
Hamas rilascia un comunicato. Conferma: "Il movimento annuncia il raggiungimento di un accordo che determina la fine della guerra a Gaza, il ritiro dell'IDF, l'ingresso di aiuti e lo scambio di prigionieri. Apprezziamo profondamente gli sforzi dei fratelli mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, e apprezziamo anche gli sforzi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per porre fine definitivamente alla guerra e ottenere il completo ritiro dalla Striscia di Gaza".
Alle 11:00 di questa mattina, ora italiana, la firma formale.
Ricapitoliamo perché è importante che lo facciate voi stessi:
Timeline della notte storica:
- 01:00 – Rubio passa il biglietto a Trump
- 01:10 – Trump annuncia l'accordo su Truth Social
- 01:30 – Hamas conferma con comunicato ufficiale
- 02:00 – Netanyahu chiama Trump, lo ringrazia e lo invita alla Knesset
- 02:15 – Le strade di Gaza si riempiono di persone che festeggiano
- 11:00 (oggi) – Firma ufficiale dell'accordo a Sharm el-Sheikh
Cosa c'è dentro questo accordo? I numeri che contano
Non vi do promesse vaghe. Vi do numeri. Perché i numeri si possono verificare.
Gli ostaggi tornano a casa
48 ostaggi israeliani ancora trattenuti a Gaza verranno rilasciati. Secondo Channel 12, tutti gli ostaggi vivi saranno rilasciati "lo stesso giorno, in un colpo solo", e senza cerimonie pubbliche. Trump ha detto a Fox News: "Probabilmente lunedì". Le famiglie hanno già ringraziato pubblicamente il presidente americano.
Lo scambio di prigionieri
In cambio, Israele rilascerà 1.950 prigionieri palestinesi. Di questi, 250 stanno scontando l'ergastolo e altri 1.700 sono stati detenuti dall'inizio della guerra. Lo scambio deve avvenire entro 72 ore dall'entrata in vigore dell'accordo.
C'è un dettaglio umano che non posso ignorare. Un alto funzionario di Hamas ha dichiarato al Wall Street Journal che il movimento ha bisogno di almeno 10 giorni per localizzare i corpi degli ostaggi deceduti. Pensateci. Dieci giorni per cercare tra le macerie di Gaza. Se non ci riescono, una task force multinazionale composta da Qatar, Egitto, Stati Uniti e Israele opererà dentro Gaza per recuperare i resti. Israele fornirà macchinari pesanti.
Il ritiro delle truppe israeliane
L'IDF si ritirerà da "gran parte delle città" di Gaza, tranne Rafah. Secondo funzionari israeliani citati da Haaretz, Israele si ritirerà completamente anche da Gaza City. L'esercito israeliano ha già annunciato di aver "avviato i preparativi operativi" e di aver definito "un protocollo per ripiegare presto sulla linea della prima fase del ritiro".
La proposta prevede che l'IDF si ritiri fino alla "linea gialla", a una profondità di circa 1,5 chilometri nel punto più stretto e 6,5 chilometri nel punto più largo dalla linea di demarcazione. Il ritiro deve avvenire prima di lunedì.
Però attenzione: l'IDF manterrà il controllo di circa il 53% del territorio di Gaza dopo il ritiro.
Gli aiuti umanitari
L'accordo prevede "l'ingresso immediato e senza ostacoli a Gaza di forniture umanitarie e materiali essenziali". Il Segretario Generale dell'ONU António Guterres ha accolto l'accordo e ha detto che le Nazioni Unite sono "pronte a intensificare" la consegna degli aiuti. Cindy McCain, direttrice del Programma Alimentare Mondiale, ha scritto su X: "È urgentemente necessario un accesso umanitario illimitato per fornire cibo e assistenza salvavita. Il WFP è sul campo ed è pronto a intensificare le operazioni, ma dobbiamo agire ora: non c'è tempo da perdere".
James Elder, portavoce dell'Unicef, ha detto da Gaza: "Sto vedendo per la prima volta da molto tempo un senso di sollievo nelle persone. Anche se sto vedendo bambini emaciati". Ha chiamato oggi "un inizio molto, molto importante".
Cosa manca ancora? Le questioni spinose rimandate
Sarebbe disonesto nasconderlo. Alcuni dei punti più controversi sono stati rinviati.
Il disarmo di Hamas. ABC News riporta che "alcuni dei punti più controversi, come il disarmo di Hamas e la questione della governance a Gaza, dovranno essere negoziati in seguito". Una fonte vicina a Hamas ha detto a Ynet che "l'organizzazione è pronta a mostrare grande flessibilità nei negoziati con Israele, in base al piano del presidente Trump. Il movimento dovrà affrontare le fasi più difficili del piano, tra cui il disarmo e l'esilio dei leader, ma ciò è necessario per impedire la ripresa dei combattimenti".
Chi governerà Gaza? Nessuno lo sa ancora. Netanyahu ha sempre respinto l'idea di un controllo dell'Autorità Palestinese. Gli Stati Uniti vorrebbero un comitato tecnocratico che poi passi il testimone all'ANP. Ma non c'è accordo.
La "linea rossa" dell'Egitto. L'Egitto ha informato i diplomatici americani che non permetterà a Israele di mantenere una presenza permanente lungo il Corridoio di Filadelfia, il confine egiziano con Gaza. Israele insiste che quell'area è cruciale per fermare il contrabbando.
I negoziati per la seconda fase. Secondo fonti che hanno parlato al canale qatarino Al-Araby, "i colloqui per la seconda fase inizieranno il giorno dopo il rilascio degli ostaggi". Cioè martedì, se tutto va come previsto.
Ma sta davvero funzionando? I segnali contraddittori
Voglio essere onesto con voi. Anche dopo l'annuncio dell'accordo, gli attacchi israeliani sono continuati.
Al Jazeera ha riferito che "gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato raid sulla città nelle prime ore di oggi". La rete televisiva Al-Aqsa ha riferito che "diverse zone di Gaza City sono state sottoposte a pesanti bombardamenti" nonostante l'annuncio. La Protezione Civile di Gaza ha segnalato "intensi raid aerei sulla città di Gaza" e "attacchi aerei sul centro di Khan Yunis".
L'ufficio di Netanyahu ha chiarito che "il cessate il fuoco non entrerà in vigore fino a quando l'accordo non sarà ratificato" dal governo israeliano, che doveva riunirsi alle 17:00 ora locale (le 16:00 italiane) di oggi. La portavoce del governo ha spiegato: "Entro 24 ore dalla riunione del Consiglio dei Ministri, entrerà in vigore un cessate il fuoco a Gaza".
Ma c'è anche questo: Channel 12 ha riferito che "nell'ultima ora due diverse cellule di terroristi a Gaza hanno cercato di attaccare le truppe israeliane e sono state eliminate". Durante la notte, due soldati dell'IDF sono rimasti feriti dopo che il loro mezzo è stato colpito da un ordigno esplosivo nel nord della Striscia.
E c'è resistenza interna in Israele. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, partner chiave della maggioranza di Netanyahu, ha dichiarato che voterà contro l'accordo. Ha scritto su X: "C'è un enorme timore delle conseguenze derivanti dal fatto di svuotare le prigioni e liberare la prossima generazione di leader terroristici. Non possiamo partecipare a celebrazioni a breve termine né votare a favore di questo accordo". Ha avvertito contro il ritorno alla "via di Oslo" e alle "idee sbagliate del 6 ottobre".
Quindi la situazione è fragile. Il cessate il fuoco non è ancora effettivo. La violenza non si è fermata. Ci sono oppositori potenti in Israele. E nessuno sa cosa succederà quando si parlerà di disarmo e governance.
Allora perché parliamo di Premio Nobel?
Perché nonostante tutto, questo è il risultato diplomatico più significativo nella regione da decenni. E voglio essere chiaro: non sto dicendo che Trump sia un santo. Non sto dicendo che il suo passato sia irrilevante. Non sto dicendo che non ci siano critiche legittime da fare.
Sto dicendo che se questo accordo tiene—se gli ostaggi tornano a casa, se il cessate il fuoco regge, se gli aiuti raggiungono Gaza, se le truppe israeliane si ritirano, se si apre una strada verso una soluzione politica—allora sì, Trump avrà fatto qualcosa che merita riconoscimento internazionale.
E non sono solo io a dirlo.
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha dichiarato: "Non c'è dubbio che [Trump] meriti il Premio Nobel per la Pace per questo. Se visiterà Israele nei prossimi giorni, sarà accolto con immenso rispetto, affetto e gratitudine dal popolo israeliano".
Il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid ha detto: "Non c'è persona che meriti più di lui il Premio Nobel per la Pace e, cosa ancora più importante, l'eterna gratitudine del popolo di Israele".
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato a RTL: "Qualche mese fa sembrava una boutade, ma se raggiunge l'obiettivo della pace in Medio Oriente, certamente un titolo per concorrere per il premio Nobel ce l'ha sicuramente. Si è impuntato ed aveva ragione, perché il risultato lo sta ottenendo. Si può essere d'accordo o meno con lui, ma il risultato lo sta raggiungendo, è incontrovertibile".
Il precedente storico del Nobel per la Pace
Il Premio Nobel per la Pace è stato assegnato in passato per accordi che hanno posto fine a conflitti, anche quando la pace non era perfetta.
Camp David (1978): Menachem Begin e Anwar Sadat vinsero il Nobel per il trattato di pace tra Israele ed Egitto, che pose fine a 30 anni di ostilità.
Oslo (1993): Yitzhak Rabin, Shimon Peres e Yasser Arafat vinsero nel 1994 per aver creato un quadro verso la pace israelo-palestinese, anche se la pace completa non si è mai materializzata.
Irlanda del Nord (1998): John Hume e David Trimble vinsero per l'Accordo del Venerdì Santo, che ridusse drasticamente la violenza anche se le tensioni persistono.
Il punto è questo: non serve la pace perfetta. Serve la de-escalation verificabile, il rilascio di prigionieri e un processo politico credibile. Se l'accordo di Trump produce:
- Il ritorno a casa di tutti i 48 ostaggi israeliani
- Un cessate il fuoco sostenuto che dura mesi, non giorni
- L'arrivo di aiuti umanitari a milioni di gazawi
- Il ritiro dell'IDF che permette ai palestinesi di ricostruire
- Negoziati di fase due che producono un quadro di governance e disarmo
- Passi verso una normalizzazione regionale più ampia
Allora sì, il caso per un Nobel diventa difendibile. Soprattutto se Trump, Netanyahu e rappresentanti di Hamas venissero riconosciuti congiuntamente, come accadde con Rabin, Peres e Arafat.
Cosa dobbiamo verificare nei prossimi giorni?
Non possiamo semplicemente fidarci delle promesse. Dobbiamo verificare. Ecco cosa guardare:
Entro 24 ore (oggi, 9 ottobre)
- ✅ Firma formale alle 11:00 – È avvenuta? Tutte le parti presenti?
- ✅ Ratifica del governo israeliano alle 16:00-17:00 – Il governo ha approvato? La coalizione ha tenuto nonostante l'opposizione di Smotrich?
- ⚠️ Cessate il fuoco effettivo – Gli attacchi aerei si sono fermati completamente dopo la ratifica? Le sirene in Israele sono silenziose?
Entro 72 ore (9-12 ottobre)
Rilascio degli ostaggi (entro lunedì) – Tutti i 48 ostaggi sono stati rilasciati? Quanti sono vivi? In che condizioni di salute? I nomi e le condizioni sono stati verificati da fonti credibili come la Croce Rossa?
Scambio di prigionieri – I 1.950 prigionieri palestinesi sono stati rilasciati? Le famiglie lo confermano?
Ritiro dell'IDF – Le truppe israeliane si sono ritirate visibilmente da Gaza City, Khan Younis e dal nord di Gaza? I checkpoint sono stati smantellati? I giornalisti e gli operatori umanitari possono entrare?
Convoglio di aiuti – Quanti camion entrano a Gaza al giorno? Attraverso Rafah? Kerem Shalom? Altri valichi? Gli aiuti raggiungono ospedali, panifici, impianti idrici?
Entro 10 giorni (9-19 ottobre)
Recupero dei corpi – Hamas è riuscita a localizzare i corpi degli ostaggi deceduti entro la finestra di 10 giorni? La task force multinazionale è stata dispiegata se necessario?
Disciplina del cessate il fuoco – Entrambe le parti stanno onorando la pausa? Lanci di razzi? Raid con droni? Artiglieria? Contiamo le violazioni.
Indicatori umanitari – Gli ospedali stanno ricevendo forniture? L'acqua potabile scorre? Le cliniche riaprono? L'Unicef, l'OMS e il WFP lo riferiranno.
Colloqui di fase due – I negoziati su Hamas, disarmo e governance sono iniziati come programmato?
Entro 30 giorni (9 ottobre - 8 novembre)
Visita di Trump – Trump ha visitato Israele come previsto? Ha parlato alla Knesset? Ha visitato Gaza? Cosa ha annunciato?
Impegno regionale – Arabia Saudita, UAE, Egitto, Giordania, Turchia stanno sostenendo il sostegno diplomatico? Ci sono incontri di follow-up?
Finanziamenti per la ricostruzione – Trump ha ottenuto impegni internazionali per ricostruire Gaza? I fondi vengono trasferiti?
Processo a due Stati – L'ONU, l'UE o gli Stati Uniti hanno convocato una conferenza di pace? Sono proposti passi concreti verso una soluzione a due Stati?
Vi ho creato questa tabella di controllo perché potete usarla. Stampatela. Fatene uno screenshot. Condividetela con un amico che vuole fatti, non nebbia.
| Traguardo | Come appare il successo | Come appare il fallimento | Scadenza |
|---|---|---|---|
| Cerimonia di firma | Tutte le parti partecipano; la cerimonia procede | Boicottaggio, ritardo o annullamento | 9 ott, 11:00 |
| Ratifica israeliana | Il governo vota sì; la coalizione tiene | Il voto fallisce o la coalizione collassa | 9 ott, 16:00-17:00 |
| Inizio del cessate il fuoco | Tutti gli attacchi, razzi, artiglieria si fermano | Attacchi continuati dopo la ratifica | Immediatamente dopo la ratifica |
| Rilascio degli ostaggi | Tutti i 48 ostaggi rilasciati; i vivi tornano a casa sani e salvi | Ritardi, rilasci incompleti, crisi sanitarie | Entro il 13 ottobre (lunedì) |
| Scambio di prigionieri | 1.950 palestinesi liberati come concordato | Israele rinnega o ritarda | Entro 72 ore |
| Ritiro dell'IDF | Le truppe si ritirano alla linea gialla; i civili possono tornare | Le truppe rimangono nelle città; il ritorno bloccato | Entro il 13 ottobre |
| Ingresso di aiuti | 100+ camion/giorno entrano; le forniture raggiungono cliniche, panifici | Camion bloccati; aiuti rubati o ritardati | Entro 48 ore |
| Recupero dei corpi | Hamas localizza i defunti; la task force assiste | I corpi non trovati o non restituiti | Entro il 19 ottobre |
| Colloqui di fase due | I negoziati iniziano; l'agenda è chiara | I colloqui non iniziano o collassano immediatamente | Entro il 14 ottobre |
Se vedete verde in tutta questa tabella entro metà ottobre, abbiamo pace. Se vedete rosso, abbiamo un altro falso inizio.
Le reazioni internazionali: un consenso raro
Quello che rende questo accordo diverso è l'ampiezza del sostegno internazionale. Non è solo l'America. Non è solo Israele. È un allineamento di interessi che raramente vediamo.
Nazioni Unite: Il Segretario Generale Guterres ha accolto l'annuncio e ha esortato tutte le parti a "rispettare pienamente i termini dell'accordo. Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati in modo dignitoso. Deve essere garantito un cessate il fuoco permanente. I combattimenti devono cessare una volta per tutte".
Unione Europea: La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha scritto: "Accolgo con favore l'annuncio di un accordo per garantire un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi a Gaza. Ora, tutte le parti devono rispettare pienamente i termini dell'accordo. L'opportunità di oggi deve essere colta. È l'opportunità di forgiare un percorso politico credibile verso una pace e una sicurezza durature. Un percorso saldamente ancorato alla soluzione a due Stati".
Francia: Il presidente Emmanuel Macron ha detto: "Un'immensa speranza per gli ostaggi e le loro famiglie, per i palestinesi di Gaza, per la regione. Questo accordo deve segnare la fine della guerra e l'apertura di una soluzione politica basata sulla soluzione dei due Stati".
Italia: La premier Giorgia Meloni ha rilasciato una dichiarazione: "L'accordo raggiunto in Egitto è una straordinaria notizia che apre la strada al cessate il fuoco a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi e al ritiro delle forze israeliane. Desidero ringraziare il Presidente Trump per aver incessantemente ricercato la fine del conflitto a Gaza e i mediatori per i loro sforzi cruciali".
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha aggiunto: "Quando toccherà alla comunità internazionale accollarsi i compiti, l'Italia farà, come ha sempre fatto in queste aree di crisi, la sua parte". Il ministro degli Esteri Tajani ha detto: "Siamo pronti a fare la nostra parte sotto tutti i punti di vista. Quindi anche inviare militari se servono per una forza di pace".
Egitto: Il ministro degli Esteri Badr Abdelatty ha definito questo "un momento cruciale nella guerra a Gaza" e ha annunciato che si recherà a Parigi per partecipare a una riunione ministeriale per "discutere le disposizioni relative alla situazione" a Gaza.
Arabia Saudita: Il Regno ha accolto con favore l'annuncio, esprimendo la speranza che porti a una "pace giusta e duratura" e sottolineando "l'importanza di questo passo, che segna l'inizio di un'azione seria e urgente".
Giordania: Ha accolto con favore l'accordo, che dovrebbe "portare alla fine della guerra, all'attuazione dell'accordo di scambio e al ritiro israeliano da Gaza, nonché alla consegna di aiuti umanitari".
Turchia: Il presidente Erdoğan ha scritto su X: "Sono profondamente lieto che i negoziati Hamas-Israele, condotti a Sharm El-Sheikh con il contributo della Turchia, abbiano portato a un cessate il fuoco a Gaza. Rivolgo i miei più sentiti ringraziamenti al Presidente Trump, che ha dimostrato la necessaria volontà politica per incoraggiare il governo israeliano a raggiungere il cessate il fuoco".
Cina: Il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun ha dichiarato: "La Cina spera di raggiungere un cessate il fuoco permanente e globale a Gaza il prima possibile. La Cina sostiene l'adesione al principio secondo cui 'i palestinesi dovrebbero governare la Palestina'".
Russia: Il portavoce presidenziale Dmitry Peskov ha affermato che il Cremlino accoglie "con favore" gli sforzi per "porre fine all'incendio di Gaza".
Autorità Palestinese: Il presidente Mahmoud Abbas ha accolto "con favore" l'accordo ed ha espresso "la speranza che questi sforzi possano fungere da preludio al raggiungimento di una soluzione politica sostenibile che ponga fine all'occupazione israeliana". Abbas ha offerto "aiuto per garantire il successo dell'accordo".
India: Il premier Narendra Modi ha salutato l'accordo su X, dicendo che "questo risultato riflette la forte leadership del premier Netanyahu" e ha espresso la speranza che porti sollievo a Gaza e apra la strada per una pace duratura.
Questa è una coalizione. Qatar, Egitto e Turchia hanno mediato. Gli Stati Uniti hanno spinto. L'ONU, l'UE, i paesi arabi, persino la Cina e la Russia hanno espresso sostegno. Questo non è teatro. È copertura politica e muscoli logistici per l'implementazione.
Un momento umano che non possiamo ignorare
Perché i fatti non sono tutta la storia. Le persone lo sono.
A Gaza, Doa'a Karawan, un'operatrice di beneficenza di Gaza City sfollata a Deir al-Balah, ha detto alla BBC questa mattina: "La guerra è durata due anni troppo lunghi. Mi sento esausta e stanca. Abbiamo perso la nostra piccola Striscia con vite ed edifici. Sono soddisfatta che tutto si sia fermato. Non pensavo che saremmo sopravvissuti. È stato devastante a tutti i livelli". Poi ha aggiunto con incertezza: "Non so ancora se la mia casa è ancora in piedi o no. Prego Dio di avere almeno una stanza e un bagno".
Le famiglie degli ostaggi hanno inviato un video a Trump ringraziandolo. Nel video si vedono volti stanchi, occhi lucidi. "Il presidente ce l'ha fatta, ha annunciato che i nostri cari stanno tornando a casa", dicono. "Non smetteremo di combattere finché non tornerà l'ultimo dei 48 ostaggi". Tra loro ci sono Lavi-Miran, moglie dell'ostaggio Omri Miran, e Yotam Cohen, fratello del soldato catturato Nimrod Cohen.
James Elder dell'Unicef, parlando da Gaza, ha detto: "Sto vedendo per la prima volta da molto tempo un senso di sollievo nelle persone. Ma sto anche vedendo bambini emaciati. È un inizio molto, molto importante".
Se mentre leggete questo sentite il petto stringersi, non siete soli. Anch'io l'ho sentito.
Cosa dobbiamo aspettarci realisticamente?
Non possiamo essere ingenui. Questo è un primo passo, non l'arrivo. La pace non è un momento. È un processo. E i processi richiedono manutenzione, pazienza e resilienza quando arrivano le battute d'arresto.
Cosa potrebbe far affondare tutto:
Spoiler da entrambe le parti. Estremisti in Israele o fazioni armate a Gaza che violano il cessate il fuoco per sabotare l'accordo.
Stallo della fase due. Se i colloqui su disarmo, governance e sicurezza a lungo termine collassano, il cessate il fuoco potrebbe diventare un conflitto congelato.
Colli di bottiglia degli aiuti. Anche con i valichi aperti, le infrastrutture di Gaza sono distrutte. Se gli aiuti non raggiungono le persone abbastanza velocemente, la disperazione e la rabbia potrebbero riaccendere la violenza.
Rivelazioni sulla condizione degli ostaggi. Se gli ostaggi tornano in cattive condizioni di salute, abusati, o se alcuni sono confermati morti a causa di maltrattamenti di Hamas, l'opinione pubblica israeliana potrebbe far naufragare l'accordo.
Flashpoint in Cisgiordania. L'accordo si concentra su Gaza, ma la violenza continua in Cisgiordania. Se coloni israeliani o militanti palestinesi scatenano scontri lì, potrebbe riversarsi e far crollare il cessate il fuoco di Gaza.
Provocazioni regionali. L'Iran sostiene Hamas e la Jihad Islamica. Se l'Iran percepisce questo accordo come un indebolimento del suo proxy a Gaza, potrebbe ordinare lanci di razzi o attacchi terroristici per sabotarlo. Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen—tutti sono potenziali sabotatori.
La capacità di attenzione di Trump. Francamente: Trump ha un record di perdere interesse. Se passa ad altre questioni e smette di applicare pressione, i mediatori potrebbero allontanarsi e l'accordo potrebbe bloccarsi. La sua visita programmata in Israele è cruciale—mostra impegno sostenuto.
Stanchezza internazionale. L'attenzione del mondo è limitata. Se un'altra crisi—guerra in Europa orientale, disastro naturale, crollo finanziario—domina i titoli, Gaza potrebbe svanire, e i finanziamenti e la pressione diplomatica potrebbero evaporare.
Cosa potrebbe farlo funzionare:
Mediazione multilivello. Qatar, Egitto e Turchia sono tutti impegnati pubblicamente. Se un mediatore si tira indietro, gli altri possono tenere la linea.
Coinvolgimento diretto di Trump. Che vi piaccia o no, Trump ha puntato la sua reputazione su questo. Ha detto a Fox News: "Questo va oltre Gaza. Si tratta della pace in Medio Oriente". Sta pianificando di visitare Israele "all'inizio della prossima settimana", possibilmente domenica, e potrebbe parlare alla Knesset. Quando un presidente degli Stati Uniti investe così tanto prestigio personale, aumenta la pressione per il follow-through.
Passi immediati e verificabili. A differenza delle promesse vaghe, questo accordo richiede azioni visibili entro 72 ore: ostaggi fuori, prigionieri rilasciati, truppe che si ritirano. Questo è testabile. Se lunedì arriva e gli ostaggi non sono a casa, l'accordo è esposto come vuoto.
Consenso regionale. Arabia Saudita, Giordania, Egitto, UAE e Qatar hanno tutti rilasciato dichiarazioni di sostegno. Questa è una coalizione di interessi, non un singolo filo.
Mobilitazione ONU e umanitaria. L'OMS, il WFP e l'Unicef sono tutti pubblicamente pronti a potenziare le operazioni. Questo significa infrastrutture, non solo retorica.
Perché questo articolo esiste, e perché da Free-Italia?
Spieghiamo sistemi complessi in un linguaggio semplice e onesto. Fisica o geopolitica, la regola vale: niente mistica, solo luce. Questo pezzo è stato scritto appositamente per voi da Free-Italia, dove rifiutiamo di spegnere le nostre menti. Perché quando la ragione dorme, i mostri si svegliano. La nostra missione è mantenere accesa la vostra mente—e la nostra.
Non facciamo il tifo per nessuna squadra. Facciamo il tifo per una pace misurabile. Controlliamo i dettagli. Aggiorniamo. Correggiamo. E stiamo con i lettori che desiderano segnale, non rumore.
Siete venuti qui chiedendovi se Trump merita un Premio Nobel. Vi ho dato la risposta: forse, se l'accordo mantiene ciò che promette. Lo sapremo presto. E continueremo a guardare con voi, perché non siete soli nel volere chiarezza, nel volere pace e nel volere che i leader siano ritenuti responsabili.
Conclusione: Possiamo celebrare la speranza e rimanere vigili
Quindi eccoci qui. Nelle prime ore del 9 ottobre 2025, Donald Trump ha annunciato che Israele e Hamas hanno firmato un accordo di pace mediato da Qatar, Egitto e Turchia. L'accordo promette di rilasciare tutti i 48 ostaggi israeliani, ritirare le forze israeliane dalla maggior parte di Gaza, inondare la Striscia di aiuti umanitari e aprire negoziati sulla pace a lungo termine. Il Segretario Generale dell'ONU Guterres lo ha accolto. Leader mondiali da Italia, Francia, Turchia, Egitto, Arabia Saudita e oltre si sono allineati per sostenerlo. Il presidente israeliano Herzog ha detto che Trump merita il Premio Nobel per la Pace. Le famiglie di 48 ostaggi hanno pianto di speranza. I gazawi hanno festeggiato per le strade.
Ma sappiamo anche che gli attacchi aerei israeliani sono continuati dopo l'annuncio. Sappiamo che i falchi nel governo di Netanyahu si oppongono all'accordo. Sappiamo che Hamas ha bisogno di 10 giorni per trovare i corpi degli ostaggi deceduti. Sappiamo che le parti più difficili—disarmo, governance, una soluzione a due Stati—sono ancora davanti.
Se questo tiene—giorno dopo giorno—se gli ostaggi tornano a casa, se gli aiuti scorrono, se le truppe si ritirano, se i colloqui di fase due iniziano, allora sì—questo potrebbe essere l'inizio di una pace duratura. E sì, Trump potrebbe guadagnarsi un posto nella storia accanto a Begin, Sadat, Rabin e altri che hanno posto fine alle guerre.
Ma se uno qualsiasi di questi passi fallisce, torniamo alla guerra. E il prossimo cessate il fuoco sarà ancora più difficile da raggiungere.
Continueremo a guardare. Continueremo a verificare. E continueremo a riferire a voi con chiarezza, onestà e speranza fondata sulle prove. Tornate su Free-Italia domani, la prossima settimana, il prossimo mese. Tracceremo ogni traguardo, ogni rischio, ogni svolta. Perché la vostra conoscenza conta. La vostra attenzione conta. E la pace—se arriva—sarà costruita non solo da leader che firmano documenti, ma da milioni di persone come voi che rifiutano di distogliere lo sguardo.
Rimanete svegli. Rimanete critici. Restate con noi.

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