mercoledì 3 settembre 2025

Gaza: 77 Anni di Silenzio Complice - La Rabbia di Chi Ha Visto Troppo Tardi


Cari lettori di Free-Italia, benvenuti in questo spazio dove cerchiamo di semplificare i temi più complessi del nostro tempo. Oggi voglio condividere con voi una riflessione che mi brucia dentro da tempo. È una riflessione dura, scomoda, ma necessaria. Vi invito a leggere fino alla fine, perché solo così potrete comprendere appieno la portata di quello che sta accadendo e di quello che è accaduto per troppo tempo sotto i nostri occhi.

Il Risveglio delle Coscienze (Troppo Tardivo)

Guardate le vostre bacheche social. Quante bandiere palestinesi vedete ora? Quanti "Free Gaza" condivisi con fervore?

Mi viene da sorridere amaramente. Dove eravate prima?

Non posso fare a meno di provare una rabbia profonda verso questa improvvisa conversione di massa. "Free Gaza" è diventata l'ultima moda del momento , come se la sofferenza di un popolo fosse un trend da seguire su Instagram.

Voi che oggi gridate giustizia, dove eravate quando tutto questo era già chiaro da decenni?

77 Anni di Silenzio Complice

La mia rabbia non è casuale. È matematica. Sono passati 77 anni dalla fondazione di Israele nel 1948 , ma le intenzioni erano chiare già nel 1937, quando Ben Gurion parlava apertamente di "espellere tutti gli arabi" .

Pensateci bene: già pochi mesi dopo la fondazione del nuovo stato, lo stesso Ben Gurion parlava di "terrore, assassinio, intimidazione, confisca delle terre" .

Eppure voi, cari paladini dell'ultima ora, avete impiegato 77 anni per capire . Settantasette anni!

Il Confronto che Fa Riflettere

Permettetemi un paragone che vi farà rabbrividire. Hitler parlò per la prima volta di sterminio degli ebrei nel 1939, e le deportazioni iniziarono nel 1941 . Due anni. A voi ne sono serviti settantasette.

Non sto paragonando le tragedie - ogni dolore ha la sua specificità. Sto paragonando i tempi di reazione delle coscienze.

I Complici del Silenzio

La mia rabbia si rivolge soprattutto a chi aveva il dovere morale di parlare e non l'ha fatto.

I partiti di sinistra che per anni hanno ricevuto finanziamenti dalle lobby israeliane . Nomi e cognomi: Piero Fassino, Pina Picierno . Gente che si riempiva la bocca di giustizia sociale mentre incassava soldi sporchi di sangue.

Le testate giornalistiche "autorevoli" - La Repubblica, Il Corriere, La Stampa - che per decenni si sono piegate a mistificare la realtà . Hanno trasformato il giornalismo in propaganda, tradendo il loro dovere verso la verità.

Tutti questi soggetti hanno contribuito a creare una narrazione falsa. Il famoso mantra "Israele ha diritto di difendersi" ormai non genera più interesse perché anche i più ottusi hanno capito che non si può chiamare "difesa" un genocidio.

Il Peso della Storia

Ora che quanto sta succedendo a Gaza dovrà per forza essere scritto nei libri di storia , tutti corrono ai ripari. Tutti vogliono essere dalla parte giusta.

Ma io vi dico una cosa: è troppo tardi per le vostre coscienze .

Non vale la storia del buon ladrone che si pente all'ultimo momento. Qui non ci sono ladroni buoni, e il perdono non spetta a chi ha taciuto per 77 anni di fronte a una tragedia annunciata .

Oltre la Moda del Momento

Non fraintendete: spero che questa moda "Free Gaza" almeno porti a dei provvedimenti concreti contro i responsabili di questa carneficina . Spero che serva a fermare i "macellai sionisti" .

Ma non illudetevi di passare dalla parte dei buoni solo perché ora condividete un hashtag.

La storia ha una memoria lunga. E ricorderà chi ha parlato quando era pericoloso farlo, e chi invece ha aspettato che fosse conveniente.

Conclusione: La Lezione che Non Vogliamo Imparare

Cari lettori, questa vicenda ci insegna qualcosa di fondamentale sulla natura umana: tendiamo a schierarci dalla parte giusta solo quando non restano alternative più convenienti .

Gaza non è solo una tragedia geopolitica. È lo specchio della nostra incapacità collettiva di riconoscere l'ingiustizia quando non fa comodo denunciarla.

La prossima volta che vedrete un'ingiustizia, non aspettate 77 anni per reagire. Non aspettate che diventi una moda social. Parlate subito, anche se scomodo, anche se impopolare.

Perché la storia non dimentica. E soprattutto, non perdona chi ha scelto il silenzio complice.


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