X Factor promette di scoprire talenti. De André, invece, scopre l'anima umana nei suoi abissi più dolorosi. Uno produce intrattenimento, usa e getta. L'altro ha creato, nel 1996 con l'album "Anime Salve", un'opera che ancora oggi ci interroga, ci scuote, ci obbliga a guardare dentro noi stessi.
Il Villaggio Come Specchio dell'Umanità
"Che ci fanno queste anime / davanti alla chiesa / questa gente divisa / questa storia sospesa" .
Con questi versi iniziali, De André ci pone davanti a una scena apparentemente semplice: un gruppo di persone fuori da una chiesa in un piccolo paese sardo. Ma quella semplicità è ingannevole. Come spiega Doriano Fasoli, "quella manciata di case, quel piccolo paese con relativo tempio religioso, non rappresenta che il vetrino, la miniatura di più popolose società organizzate in territori di ben più vasti confini" .
Ecco la prima lezione: De André non ci racconta solo di una faida tra famiglie in Sardegna. Ci racconta di noi, di tutti noi, delle nostre società, dei nostri conflitti. Quel villaggio siamo noi.
Mentre X Factor ci distrae con la competizione come valore assoluto, "Disamistade" ci mostra dove porta la competizione quando diventa odio: "Due famiglie disarmate di sangue / si schierano a resa" . Disarmate di sangue. Pensateci. Hanno ucciso così tanti dei loro membri che non c'è più nessuno da uccidere. Questo è il punto d'arrivo dell'odio, della faida, della competizione portata all'estremo.
La Geometria del Dolore
Ed eccola, la frase che mi colpisce ogni volta come un pugno: "e per tutti il dolore degli altri / è dolore a metà" .
Cinque parole che contengono un'intera filosofia del male. Non siamo capaci di sentire appieno la sofferenza altrui. La percepiamo al cinquanta per cento. Ed è proprio questa incapacità empatica che permette alle faide di continuare, alle ingiustizie di perpetuarsi, ai talent show di trasformare i sogni spezzati in spettacolo.
Perché, diciamocelo chiaramente: quando guardiamo X Factor e vediamo un concorrente eliminato, le sue lacrime, il suo sogno infranto, cosa proviamo veramente? Empatia vera o il brivido superficiale dello spettacolo del dolore? Il loro dolore è "dolore a metà", materiale narrativo per il montaggio della puntata successiva.
De André continua: "Si accontenta di cause leggere / la guerra del cuore / il lamento di un cane abbattuto / da un'ombra di passo" . Le guerre, ci dice, non nascono sempre da grandi torti. A volte basta un cane ucciso, un'offesa percepita, "brevi agonie / sulla strada di casa" . Il conflitto si alimenta di pretesti, non di ragioni.
Il Tempo Che Non Si Può Fermare
Ma qual è la vera origine della disamistade? Il documento ce lo spiega con chiarezza cristallina: "la disamistade, la faida, nasce dal desiderio irrealizzabile di fermare il tempo e di eliminarlo per riportare il mondo a un'ipotetica condizione originaria in cui tutti siamo uguali" .
È qui che De André diventa profetico. Laddove "la corsa del tempo spariglia destini e fortune", costringendo le persone al confronto continuo in uno spazio ristretto, nasce l'invidia .
E oggi? Viviamo forse in uno spazio più ristretto di quello del villaggio sardo? I social media non sono forse il villaggio globale dove siamo costretti a confrontarci continuamente, dove la "corsa del tempo" ci mette davanti ogni giorno al successo altrui, alle fortune altrui, ai destini altrui più fortunati del nostro?
X Factor è l'emblema di questo meccanismo: mette in competizione persone nello spazio ristretto di un palco, accelera artificialmente il tempo (una canzone per decidere il destino di mesi di lavoro), trasforma il talento in merce da comparare. E noi guardiamo, giudichiamo, votiamo, alimentando quella stessa dinamica che De André denuncia.
Le Figlie che Ricamano il Lutto
C'è un'immagine in "Disamistade" che mi perseguita: "Che ci fanno queste figlie / a ricamare a cucire / queste macchie di lutto / rinunciate all'amore" .
Queste donne cuciono vestiti da lutto per morti che devono ancora avvenire ma che sono inevitabili. Hanno rinunciato all'amore perché l'amore richiede un futuro, e la faida lo divora. Preparano il dolore come si prepara la cena, con gesti quotidiani, rassegnati.
È devastante. E tremendamente attuale. Quanti di noi preparano la propria sconfitta prima ancora di provare? Quanti rinunciano ai propri sogni perché "tanto non ce la farò mai"? Quanti si rassegnano alla mediocrità, ricamando il proprio lutto esistenziale?
X Factor vende il sogno

Faber, cantava la vita, non nella sua alta filosofia, ma nella sua umana frattura, nel dolore degli ultimi, dei comuni, di quelli che cadevano; per questo resta sempre attuale. Faber cantava la miseria delle persone dimenticate.
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