lunedì 10 marzo 2025

Scandalo Università: La Riforma Bernini Affossa 35.000 Ricercatori e il Futuro dell'Italia

La Crisi Silenziosa: Come la Riforma Bernini Sta Soffocando il Futuro dell'Università Italiana

Ciao a tutti, amici lettori di Free-Italia! Sono Gerd Dani, e oggi voglio parlarvi di un tema che mi sta particolarmente a cuore: la crescente precarietà nel mondo accademico italiano. La riforma Bernini sta cambiando radicalmente il panorama universitario, e non in meglio. Ti invito a leggere fino in fondo questo articolo per capire come queste decisioni politiche influenzeranno il futuro della ricerca, dell'istruzione e, in definitiva, del nostro paese. Insieme, possiamo fare chiarezza su questioni complesse che riguardano tutti noi!

Il Precariato Accademico: Una Realtà Drammatica

La situazione nelle università italiane ha raggiunto livelli allarmanti. Circa 35.000 ricercatori vivono nel cosiddetto "limbo del pre-ruolo" - rappresentando ben il 40% di tutto il personale universitario. Cosa significa questo nella pratica? Significa lavorare per anni senza malattia pagata, ferie o contributi adeguati.

Un assegnista romano ha descritto questa condizione come "caporalato legalizzato", e non è difficile capire perché. Solo il 10% di questi ricercatori precari riesce a diventare docente di ruolo, secondo l'Associazione dottorandi e dottori in Italia (Adi). Gli altri? Vengono semplicemente espulsi dal sistema, nonostante anni di studio, ricerca e dedizione.

Le Cifre del Fallimento

I numeri parlano chiaro:

  • 35.000 ricercatori precari
  • Solo 1 su 10 ottiene un ruolo stabile
  • 7 miliardi di euro: la differenza tra i fondi attuali e quelli necessari per allinearsi con l'Europa
  • 700 milioni di euro sottratti dai bilanci nazionali nei prossimi tre anni
  • 500 milioni di euro tagliati al fondo di finanziamento ordinario degli atenei

La Riforma Bernini: Peggiorare Ciò Che Era Già Critico

Il disegno di legge 1240, noto come "riforma Bernini", invece di risolvere questi problemi, li aggrava sensibilmente. La riforma introduce nuove figure contrattuali precarie, ampliando ulteriormente il perimetro dell'instabilità lavorativa.

Le Nuove Figure Precarie

La riforma prevede ben cinque nuove tipologie di contratti temporanei:

  1. Il "contratto post-doc" della durata massima di tre anni
  2. Due borse di assistenza alla ricerca (simili agli assegni di ricerca)
  3. Un "professore aggiunto" (dai tre mesi ai tre anni) con compiti e retribuzione non ben definiti

Questo approccio va in direzione opposta rispetto alla stabilizzazione promessa dalla "legge Verdini" legata al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Una contraddizione così evidente che sindacati come Flc Cgil e associazioni come Adi hanno presentato un esposto alla Commissione europea.

Un Sistema di Finanziamento Che Crea Disuguaglianze

"La spesa pubblica per il mantenimento delle università italiane è bassissima", spiega Luca Scacchi, responsabile Forum docenti Flc Cgil. Per allinearsi con gli standard europei, il fondo di finanziamento ordinario degli atenei dovrebbe ricevere almeno 7 miliardi di euro in più rispetto agli attuali 9 miliardi.

La Disparità Territoriale

Il sistema attuale di distribuzione dei fondi basato sulla performance sta creando un circolo vizioso: gli atenei più piccoli, soprattutto nelle aree interne e nel Sud Italia, ricevono meno fondi e quindi hanno meno possibilità di investire per ottenere finanziamenti straordinari.

Un ricercatore dell'Assemblea precaria Napoli lo dice chiaramente: "Il dislivello tra fondi ordinari e straordinari sta generando delle discrepanze territoriali incredibili". Le università vengono ormai valutate con metriche aziendali di "produttività" ed "efficienza", più che sulla qualità dell'insegnamento e della ricerca.

Il Costo Umano Della Precarietà

Dietro i numeri e le riforme ci sono persone reali che soffrono. L'ultima indagine Adi su 7.000 dottorandi mostra come i ricercatori siano "più inclini, rispetto alla popolazione media, a riscontrare situazioni di ansia e stress correlati al lavoro".

Come potrebbe essere diversamente? Ti chiedono di essere super-produttivo mentre vivi nella costante incertezza sul tuo futuro professionale. Un ricercatore di ReStrike – Coordinamento nazionale di ricercatori precari – descrive un sistema di "sfruttamento legato alla corresponsabilità di tutte le gerarchie accademiche", in cui regna "un'assoluta omertà".

Il Miraggio dei Fondi PNRR

I 14 miliardi del PNRR destinati alle università (di cui 9 per la ricerca) sembrano una boccata d'ossigeno, ma sono fondi temporanei validi fino al 2026. Inoltre, non possono essere usati per nuove assunzioni stabili.

Come osserva Scacchi, questi fondi rischiano di essere "un temporale estivo dopo mesi di siccità. E l'acqua, non potendo essere assorbita, devasta tutto ciò che incontra". Una metafora potente che descrive perfettamente il rischio di investimenti non strutturali in un sistema già fragile.

Cosa Possiamo Fare?

Come cittadini, dobbiamo:

  1. Informarci sui reali problemi dell'università italiana
  2. Sostenere le proteste dei ricercatori precari
  3. Pretendere un cambio di rotta nelle politiche universitarie
  4. Diffondere consapevolezza sull'importanza di un'università pubblica forte e inclusiva

La ricerca è il motore dell'innovazione e dello sviluppo. Un paese che non investe nel proprio futuro è un paese destinato al declino.

Conclusione: Un'Università Pubblica Forte per un Paese Forte

La riforma Bernini rappresenta un passo indietro per l'università italiana. Invece di risolvere i problemi strutturali, aggrava la precarietà e indebolisce ulteriormente un sistema già fragile. Non si tratta solo del futuro di 35.000 ricercatori, ma del futuro del nostro paese.

Qui a Free-Italia continueremo a monitorare la situazione e a dare voce a chi lotta per un'università più giusta, equa e di qualità. Perché crediamo che l'istruzione e la ricerca siano beni comuni da tutelare e valorizzare, non servizi da tagliare o mercificare.

E tu, cosa ne pensi? Quali esperienze hai avuto con il mondo universitario italiano? Condividi nei commenti la tua opinione – il dibattito è aperto!




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